Ode al Tuscolano
[Rima 1] Tutto, si sa, parte dalla zona di comfort: la propria stanza, il proprio quartiere, le cose che si riescono a tenere sotto controllo. Ogni viaggio parte da casa. Anche questa newsletter.
Io al Tuscolano ci sono arrivata perché anni fa ho frequentato un tipo che mi ha fatto vedere due cose: com’è vivere a Roma lungo una linea metro e cos’è il narcisismo.
Al Tuscolano ci sono rimasta principalmente per le vetrine di due pasticcerie e per una piazzetta silenziosa in cui amavo fumare una sigaretta quando portavo a spasso il cane la sera. Non fumavo, ma fumavo una sigaretta lì, seduta sulla panchina. Si chiama piazza Scipione Ammirato.
Le vetrine, dicevo. Anni Settanta, con il vetro un po’ opaco e la cornice di alluminio graffiata dal tempo. Esposti, biscotti accatastati, torri di bignè, strudel (dov’è che espongono gli strudel, ormai? Nelle bakery?), cassate, torte della nonna, torte con le fragoline di bosco. Me le guardo ogni giorno, queste finestre sul passato che spero non passino mai (infatti le finanzio).
Al Tuscolano ci sono ancora le mercerie e i negozi di intimo che vendono calzini filo di scozia e pigiami Granchio. I saloni di parrucchieri aperti negli anni Sessanta sono rimasti identici nei loro giochi di luce di alluminio e vetro ricamato.
Al Tuscolano è rimasto un cinema che quest’estate si scusava, ma si era rotta l’aria condizionata. Poi è rimasto chiuso per due mesi. È il cinema in cui vado quasi ogni settimana perché non voglio che chiuda mai (lo finanzio).
[Le mappe dei luoghi le trovi giù, in fondo a questo post.]
Al Tuscolano vivo in un condominio costruito nel 1941 e che quindi ha visto la seconda guerra mondiale. È immenso, diverse scale, diversi piani, l’ascensorino stretto con la gabbia di metallo – quello de La banda degli onesti (1956), con Totò, per intenderci –, le linee austere da ventennio fascista.
E in effetti sembrerebbe che nulla sia stato toccato dall’anno della sua costruzione, se non il portone con l’apertura elettrica e qualche toppa qua e là. Le plafoniere sono tutte diverse e rispecchiano la moda degli anni in cui sono state sostituite, c’è un pene disegnato a matita nell’androne che nessuno copre e il gabbiotto della portiera è senz’altro l’originale.
Nel mio condominio ci sono delle signore molto carine che ogni anno a dicembre comprano un albero di Natale vero e lo addobbano con materiali di riciclo (probabilmente del Natale 1987). Quest’anno, invece di avere un puntale, l’albero era ornato da un uccello finto che ci guardava bieco dal ramo più alto. Mi sono talmente vergognata quando l’ho visto che ho deciso di donare alla causa qualche pallina dorata. Togliere l’uccello sarebbe stato offensivo. Ma dopo due giorni, dopo che altri condomini avevano provato a migliorare la situazione, avevamo un albero sovraccarico di ghirlande metallizzate che pendeva a sinistra.
Così, ogni anno veniamo silenziosamente derisi dai condomini nostri vicini i quali, anche se non mostrano grandiosi alberi di Natale, per lo meno dimostrano una sobrietà che personalmente ho invidiato per tutto dicembre. Le ho viste le occhiate quando passavano davanti al poltrone. Il ghigno nascosto sotto un giro di sciarpa.
Però, sia chiaro, nel mio condominio al Tuscolano non rubano gli ombrelli lasciati sul pianerottolo. Ci tiriamo giù gli zerbini a vicenda d’estate, così i ladri pensano che nessuno sia andato in vacanza. Ci avvisiamo l’un l’altro quando lasciamo le chiavi all’esterno della porta e siamo terribili esattori quando qualcuno ha un po’ di arretrati. E non lo diciamo dietro le spalle, eh, che sia chiaro! Lo si dice in faccia nelle lunghissime riunioni di condominio che facciamo in parrocchia.
Questo è Per le rime ma rispondere per le rime è una cosa che sono in grado di fare soltanto a me stessa sotto la doccia.
Ci vediamo una volta al mese mentre il progetto prende forma, poi chissà? Chiacchieriamo per il tempo di un caffè di luoghi, libri, fogli di giornale. “Chiacchieriamo” significa che aspetto i tuoi spunti e le tue domande. Insomma, scrivimi, ci conto.
E se ti è piaciuto il mio primo post, fallo sapere a tua madre, a tua zio, ai tuoi amici e amiche. Grazie!
À propos:
🎧 Di narcisismo. Ci si lavora in terapia, ça va sans dire. Se il tema appassiona, consiglio i podcast di Roberta Lippi: Soli e Love Bombing. Il primo mi ha tenuta inchiodata per giorni: volevo sapere tutto su Osho, sulla sua ascesa e caduta e sulle dinamiche oscure dietro le sette. Il secondo continua a regalare preziose testimonianze di chi ha avuto a che fare con il narcisismo in tutte le sue forme. Nell’ultima puntata a parlare è lo stesso “carnefice”.
🗺️ Di luoghi. Le pasticcerie in questione sono: Pasticceria Benedetto e Pasticceria Cristiani. Il cinema è il Trianon (le poltrone sono un po’ scomode, la qualità non sempre è ottima ma è un cinema di quartiere delizioso, che deve vivere).
☕ Di traslochi. Da Portuense al Tuscolano, dopo quindici anni. Nel passaggio intermedio all’Alberone ho incontrato un bel vicino di casa riccio che adesso è il mio compagno. Galeotti i caffè in un altro bar storico/latteria, La farmacia dei sani.
🖋️ Di vetrine (e rime). Ci ho scritto anche una poesia. Era il 2021.
Pare che il tempo nelle vetrine abbia fermato un attimo, che si sia chiuso in un battito di ciglia un desiderio. Che abbia interrotto un pensiero. Che nel vetro di una città grande, così veloce così sorda, altri occhi si specchino per cercarmi e che alzando lo sguardo ci siano i miei. Plausibile che sui tacchi si perda il rumore di un passo, veloce di fretta di operosa formica. E lì davanti resti l’eco di un pensiero che muta. Quanto è cruda, quanto è nuda la città.
Sul comodino:
Un libro (anche di più) e un prodotto di bellezza, un articolo da leggere domattina a colazione, una persona da cui prendere ispirazione.
Questo mese sul comodino ho:
📚 Povere creature!, di Alasdair Gray (Safarà editore), per prepararmi a dovere al film di Yorgos Lanthimos. Sotto la sovraccoperta si nasconde una copertina bellissima con le illustrazioni dell’autore.
📚 Le fiabe delle donne, di Angela Carter, una raccolta di fiabe da tutto il mondo. È un libro introvabile (io l’ho preso su Vinted) e ho il sospetto che ne parlerò in maniera più approfondita, magari sul blog che sta nascendo.
💅 La nuova arrivata della mia skin care è la crema notte glicolica anti-macchie Vinoperfect di Caudalie. Necessaria dopo i panettoni e l’alcol delle feste, coccolosa, morbida e ricca. Idrata, ma con quel leggero pizzicore iniziale lei ti dice che lavorerà tutta la notte, mentre fai bei sogni.
🤹 I benefici che dire di no ha sulla nostra salute mentale. Ebbene non è la scoperta del mese, ma ricordarlo ogni tanto male non fa. Scegliere come impiegare il proprio tempo ci permette di vivere tempo di qualità. Non so tu, ma spesso devo sforzarmi di non-fare, di non-riempire le giornate di liste di compiti da portare a termine. È come se avessi paura del vuoto, del tempo non produttivo. Ma a che scopo? Cosa rimane a fine giornata? Solo la sensazione di aver corso nella famosa ruota del criceto privandomi del mio tempo e del tempo con le persone che amo.
Con l’occasione, ho imparato una nuova espressione idiomatica: «To have too many balls in the air» (to deal with many different things at the same time). Chiarissimo il riferimento alla giocoleria ma le palle per aria rendono benissimo l’idea anche in italiano.
💫 Mi lascio ispirare dal profilo Instagram di Janne Aunan. Signore e signori, che coolness. Un look a tratti androgino pieno di vibrazioni anni ‘90.
Ho adorato questo tour del Tuscolano e mi sembra di vederle le signore del tuo palazzo.
E poi che bei consigli sul fondo, il libro di fiabe lo cercherò!