Le paparine fanno la felicità
[Rima 6] «Le cose che non si sanno, non sono», Leonardo Sciascia.
Questa puntata rischiava di non uscire. E io rischiavo di disattendere i miei buoni propositi, per di più dopo due masterclass con Valentina Aversano che mi hanno dato tanta carica e tanta fiducia.
Ma, alla fine, eccomi. Trafelata e con i capelli scompigliati dallo scirocco.
Oggi parliamo di sud (ma va?), perché in questi giorni la passeggiata con Brando, il mio cagnolino, la faccio tra le campagne del Salento. Passo il tempo a riconoscere le piante selvatiche sul ciglio della strada, che è una cosa che mi sa tanto di infanzia, di libertà, di semplicità. Cominciare la mattina così è meraviglioso.
La calendula è ovunque e sono fioriti i papaveri. Il profumo del finocchio selvatico invade l’aria umida di questi giorni di scirocco. Il mare è mosso; quando sono arrivata non si vedeva l’orizzonte ma le onde alte e violente mi hanno offerto la pace, come di un amico che partecipa con delicatezza ed empatia ai tuoi umori burrascosi. Grazie, mare.
La scatola di latta
Giovedì sera sono riuscita a partecipare per la prima volta a un incontro organizzato dalla Scatola di latta.
La scatola di latta è un’associazione che ha una scuola nel vento che si chiama Daìmon, scuola per restare. Non ha una sede fisica, si muove tra i luoghi e le persone. Con Gianluca Palma ci siamo sempre scritti e finalmente ci siamo incontrati.
Per chi, come me, non è restatə, è importante essere sempre dalla parte “di chi resta”, perché in fondo è ciò che tutti avremmo voluto. Mi piace pensare che la restanza si possa coltivare anche seminando da lontano.
La scatola di latta si muove tra i paesi piccoli del meridione. Organizza passeggiate, incontri. E quello di giovedì a cui ho partecipato si chiamava “La cena dei semplici” ed è stato poesia.
Collettiva edizioni
«Voglio aria la sera e consumazione di vino e castagne in compagnia, perché ognuno conta una storia e insieme viene l’armonia».
Rocco Scotellaro
Poesia nella cena, uno spazio conviviale di incontro e racconto. Nel menù c’erano le paparine (a proposito di erbe spontanee), la parte verde della pianta di papavero che si raccoglie prima che fiorisca. Paparine saltate con le olive nere celline.
Per chi torna da fuori, sappiatelo, le paparine fanno la felicità.
Poesia tra i tavoli: chi ha voluto ha potuto condividere una storia, una poesia.
Poesia nell’antologia curata da Diego Dantes, Sulla mia terrazza il cielo era immenso. Il Sud narrato dal Sud, brevi saggi. L’editore è una casa editrice indipendente, Collettiva edizioni. Questa è una bellissima realtà editoriale di donne che cura progetti e penne interessanti. Segnalo anche Incendiare il buio. In viaggio con Annie Ernaux e Goliarda Sapienza di Valeria Nicoletti (è ristampa!).
Nell’antologia Sulla mia terrazza il cielo era immenso, il racconto del sud passa attraverso i versi del passato e le parole di oggi. Scritti di Claudia Ruggeri, Vittorio Bodini, Rocco Scotellaro, Salvatore Toma, Francesco Saverio Dodaro, Antonio Verri e Rina Durante passano attraverso le suggestioni di Antonio Duma, Daniela Palmieri, Diego Dantes, Eliana Forcignanò, Francesco Aprile, Mauro Marino, Simona Cleopazzo e Cristina Carlà.
Quanto meridione, quanta bellezza.
Di rime
Con la promessa, la prossima volta, di prendere coraggio e declamare da me.
Agosto
Sediamoci al fresco, di sera: è agosto.
Sediamoci tra due intercapedini e godiamoci la corrente.
Raccontami di quando eri bambino
e piangi ora che sei grande
e rimpiangi com’era fino a qualche anno fa.
Ti ricordi gli aghi grossi e le foglie di tabacco da impuntare
per una collana da appendere?
Ti ricordi le porte sempre aperte e le buste di verdure
che ti aspettavano alla maniglia?
Siamo così vecchi, così rétro, che l’anguria la mangiamo
di sera, d’agosto, seduti al fresco tra due intercapedini.
Non troviamo senso in niente fuori dalla tramontana della sera
e non vogliamo andare a dormire per non svegliarci altrove.
Abbiamo sbagliato a nascere oggi,
mi dici.
Vabbè, sarà per la prossima,
ti rispondo.
E il silenzio resta a osservarci affondare i denti
nel rosso granuloso e dolce
del presente. Io e te, così.
❤️
Ma che bello trovare qui Collettiva. Qualche anno fa ho scritto per loro la prefazione al volume sulle poete Beat